Bohemian Rhapsody è il film che aspettavamo?

Di Gaspare BiondoIs this the real life? Is this just fantasy? – Chi non si emoziona ogni volta che ascolta per caso o volutamente Bohemian Rhapsody dei QueenQuanti milioni di fan nel mondo aspettavano da anni un film sulla famosa band? Il momento è arrivato.

Il 29 novembre è finalmente uscito nelle sale italiane Bohemian Rhapsody diretto da  Brian Singer (I soliti sospetti, X- men). La pellicola racconta i primi quindici anni della band, dalla nascita della formazione nel 1970 fino al Live Aid del 1985.

arrivano-due-clip-italiane-di-bohemian-rhapsody-1024x576Il cast è composto da Ramy Malek (Freddy Mercury), Ben Hardy (Roger Taylor), Joseph Mazzello (John Deacon), Gwylim Lee (Brian May) e Lucy Boynton (Mary Austin).

Il regista ci racconta in maniera fluida e scorrevole come la band sia divenuta famosa nel mondo, mostrandoci le dinamiche fra i vari componenti sia in maniera divertente che più seria e anche drammatica. Riesce bene a caratterizzare le varie personalità del gruppo e ovviamente concentra la maggior parte della trama sulla figura di Freddie Mercury.

bohemian_rhapsody_-_h_2018Figura complessa sia nella vita privata che in quella pubblica, Mercury ha decisamente lasciato il segno indelebile nello scenario musicale mondiale e Singer ha sicuramente il merito di non aver caratterizzato il cantautore solo come una star, ma sopratutto come un uomo fragile e bisognoso d’amore.

Viene raccontato il suo rapporto con la famiglia che non accetta la sua diversità non solo sessuale, ma anche mentale (specie il padre) o il difficile rapporto con la stampa, più interessata agli eccessi di droga e sesso che agli album della band.

Il film cammina su due binari narrativi: da un lato racconta dei Queen, mostrandoci come sono nate alcune canzoni e arrangiamenti, ricreando splendide performance live che sono incredibilmente verosimili a quelle originali, dall’altro ci racconta il percorso di Farrokh Bulsara (vero nome di Mercury) e la sua continua ricerca di qualcuno che lo ami per quello che è.

Mary Austin diventa l’unica che lo accetti e lo veda veramente, ed è a lei e per lei che scriverà la struggente Love of my life, anche se è cosciente di non poterla amare pienamente essendo gay. La ricerca di un amore che lo completi porta agli eccessi di alcool, sesso e droghe fino alla scoperta di aver contratto l’aids.

8da082f1-b663-453f-835d-b2a1464b6707-bohemian-rhapsody-O_162_wem_0010_comp_v119_021160_rgbBrian Singer ci racconta i Queen come dei “supereroi della musica”, che piombano nel panorama musicale mondiale stravolgendolo con la loro Killer Queen e soprattutto con la celeberrima canzone che dà il titolo al film. E se è vero che i supereroi sono tali perché soffrono più degli esseri umani, allora sicuramente la descrizione e la resa in scena del leader della band rispecchia in maniera assoluta questa idea.

Come un super eroe che piomba e trionfa sul mondo, così viene mandata in scena la bellissima performance che chiude il film: il Live Aid. Sebbene il regista in tutta la pellicola abbia utilizzato per le parti cantate i reali live dei Queen, bisogna sottolineare la bravura di Ramy Malek nel rendere veramente identica all’originale la performance nelle movenze, nei gesti e nelle espressioni. Lì parte l’emozione pura: è come se Freddy Mercury non ci avesse mai lasciato orfani della sua presenza; ascoltiamo la sua voce e rivediamo le sue movenze e ci si commuove perché, nonostante siamo su una poltrona al cinema, siamo tutti catapultati al Wembley Stadium.

queen-bohemian-rhapsody-clip-e1539790681776-701x308Tuttavia bisogna anche sottolineare come nella pellicola ci siano delle incongruenze con la realtà dei fatti all’interno dell’arco narrativo che viene raccontato. Innanzitutto Mercury scoprì di avere contratto l’aids non nell’85 dove anzi l’esito fu negativo (anno del Live Aid), ma nell’87. Anche la nascita di We Will Rock You è antecedente a quella raccontata nella pellicola. John Deacon non entrò nella band insieme a Mercury nel 1970, ma dopo e sopratutto i Queen non si sono mai sciolti, sebbene Mercury abbia fatto due album da solista. Il Live Aid non fu quindi un’occasione di reunion della band, come invece ci racconta il film.

Singer aveva sicuramente molta carne al fuoco nel dirigere il film, ma avrebbe anche potuto approfondire maggiormente i momenti della composizione dei celebri brani che ci accompagnano durante la visione. Cosa che è solo affrontata nella stesura della celeberrima Bohemian Rhapsody. Nonostante questo, chi va al cinema viene rapito fin dall’inizio quando parte Somebody to love ed entra nel mondo dei Queen con occhi sognanti e col cuore che si scioglie durante il Live Aid.

Il regista e lo strepitoso cast di interpreti sono riusciti a regalarci un piccolo gioiello che resta dentro quando le luci della sala si accendono sulle note di The Show Must Go On e si torna a casa emozionati e pieni di magia: i nostri supereroi Queen hanno compiuto con successo un’altra missione.


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