Guantánamo Bay: l’impietoso campo detentivo Usa

Di Martina Costa Guantánamo Bay è la storia di un lembo di terra lontano, divenuto negli ultimi 15 anni uno dei penitenziari più disumani e famosi del mondo.

Il campo detentivo di Guantánamo è situato a sudest di Cuba, nella Stazione di Naval a Guantanámo Bay. Nel 1903 l’area era stata concessa dalla Repubblica Cubana agli Stati Uniti che, durante la guerra fredda, l’hanno utilizzata come base nelle azioni di interferenza e disturbo.

Dopo l’attentato alle torri gemelle, con la Presidenza Bush, l’area è stata trasformata in una prigione militare di massima sicurezza. Pochi giorni dopo l’attentato infatti, il Presidente aveva approvato la risoluzione Autorizzazione all’uso della forza militare (Aumf) e autorizzava la Cia a predisporre centri di detenzione adeguati al di fuori del territorio statunitense per individui non statunitensi nella lotta contro il terrorismo. Da allora, qualsiasi sospettato venne trasferito nella base militare di Guantánamo. Costruito a partire dal 2002, il campo detentivo è stato ideato per rinchiudervi e interrogarvi i militanti di Al Qaeda e i sospettati di terrorismo catturati a seguito degli attacchi terroristici.

La war of terror (la guerra del terrore), messa a punto dall’amministrazione Bush, si è poi esplicitata anche nei metodi brutali di interrogatorio e detenzione dei sospettati.

L’amministrazione Bush non si è sentita in dovere di garantire protezione costituzionale e neanche il rispetto della Convenzione di Ginevra, essendo la base al di fuori degli Usa. Nel 2006 la prima condanna della Corte Suprema degli Usa, affermava che i trattamenti inumani e degradanti ivi applicati erano in netta violazione non solo della Convenzione ma anche del Codice della Giustizia Militare.

Il Report pubblicato nel 2014 dal Comitato Intelligence del Senato Usa, sul Programma di interrogatori e detenzione della CIA, mise poi in evidenzia gli abusi della Cia nel campo di prigionia. Non solo privazione del sonno e interrogatori-fiume, ma anche l’alimentazione rettale forzata, detenuti costretti a stare in piedi con le gambe spezzate e minacciati di stupro. Delle volte le stanze lasciate appositamente buie e fredde, hanno causano la morte dei detenuti. Altra forma di tortura è il waterboarding che ha proprio l’effetto dell’annegamento. Ai detenuti, dopo esser stati immobilizzati, gli si versa dell’acqua in faccia, fino al soffocamento, ma non alla morte. È proprio questo il meccanismo centrale che accumuna tutti i sistemi di tortura: infliggere quanta più sofferenza possibile e quante più volte possibile, senza arrivare alla morte.

Ma è nel 2016 che la prima apparizioni in udienza pubblica di un presunto terrorista, Abu Zubaydahm, rafforzò questi sospetti e mise ancor di più in evidenzia le torture a cui sono sottoposti i carcerati. Queste “tecniche potenziate d’interrogatorio” erano proprio finalizzate ad estorcere confessioni, al fine di soffocare eventuali attacchi terroristici.

Nei suoi 15 anni di attività, la prigione ha ospitato fino a 800 individui, detenuti a tempo indeterminato e senza alcuna revisione giudiziaria sulla legittimità della propria detenzione. Numerose le denunce che evidenziano i disumani casi di tortura inflitti ai detenuti ritenuti collegati ad attività terroristiche.

Le attività militari a Guantánamo, ideate durante l’amministrazione Bush, erano state poi criticate da Obama che, durante la sua campagna elettorale, aveva promesso di far terminare. Il suo mandato si è chiuso, ma il carcere è ancora operativo, questo, ovviamente, con il beneplacito del Presidente Donald Trump, espressosi più volte favorevole al mantenimento del campo.

Diverse le denunce di numerose associazioni umanitarie, che lottano, a distanza di quindici anni, per la chiusura del centro detentivo.

Ad oggi il campo è il simbolo degli abusi statunitensi del post 9\11: detenzioni segrete, tortura, maltrattamenti, uso di informazioni estorte con la violenza, sparizioni forzate e trasferimenti illegali.

Un mondo di contraddizioni in un paese erettosi sempre come garante della democrazia e giunto poi ad azioni di inumanità pura.


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